Una discarica di plastica nel profondo del mare

Una notizia che non volevamo sentire circola in questi giorni, ma già nel 2019 se ne era parlato: ricercatori del Cnr e della facoltà di Geologia dell’Università degli studi di Roma hanno scoperto la presenza di una gigantesca discarica sottomarina che si sviluppa fino a mille metri di profondità al centro dello Stretto di Messina.

Le immagini sono state riprese con un mezzo sottomarino, e per la prima volta testimoniano la profonda contaminazione di un ecosistema a grandi profondità in acque mediterranee. Al momento non è possibile ipotizzare le conseguenze a breve e lungo termine di questa nuova contaminazione con rifiuti umani del fondo del mare ma la situazione è destinata a peggiorare. A trasportare tutto il materiale inquinante sono le cosiddette “fiumare” – corsi d’acqua, in genere torrenti, dal corso essenzialmente breve, caratterizzati da un letto assai largo e ciottoloso, impetuosi e copiosi di acque durante la stagione invernale – e i canali che scendono nello stretto che continuano ad essere utilizzate come discariche abusive a cielo aperto.

Questo però non è solo un problema italiano. Anche la Cina infatti sta vivendo lo stesso dramma, con la scoperta però di un fatto allarmante: le discariche di plastica nelle profondità oceaniche possono essere paradisi di biodiversità.

Xikun Song dell’Università di Xiamen in Cina, Xiaotong Peng dell’Accademia cinese delle scienze di Sanya ed i loro colleghi hanno inviato membri dell’equipaggio in un sommergibile per studiare i detriti di plastica che si erano accumulati in profondità in una trincea nel Mar Cinese Meridionale. I depositi di detriti descritti dai ricercatori contenevano fino a 52.000 pezzi di plastica (sacchetti, bottiglie e involucri..) – per chilometro quadrato.

Per uno studio più approfondito sono stati raccolti 33 pezzi di plastica a una profondità di 820-3.200 metri ed un’indagine ha rilevato che questi rifiuti trasportavano sulla loro superficie quasi 1.200 organismi individuali, rappresentanti almeno 49 delle specie che vivono sul fondo. Tra questi spiccavano meduse (nello stadio di “polipi”, una fase del ciclo di vita dell’animale in cui è fissato a una superficie), esemplari di giovani organismi sgusciati chiamati brachiopodi, ma anche creature a come lumache e vermi piatti parassiti.

Gli autori suggeriscono che queste discariche di plastica forniscono rifugio a una varietà di organismi del fondo marino e proprio per questo gli effetti di questa espansione dell’habitat potrebbero ricadere sulla catena alimentare marina ed influenzare negativamente i processi di accoppiamento.

 

Come fare prevenzione e assicurarsi che la plastica non arrivi più sui nostri fondali?

Oltre che limitare l’utilizzo di oggetti in plastica e adoperarsi per far sì che quella utilizzata venga riciclata si possono adottare soluzione per recuperare la plastica che è già presente nell’ambiente.

River Cleaning ad esempio è in grado di intercettare materiale plastico e oleoso dalla superficie dei fiumi (e ricordiamo che è così che gli inquinanti arrivano al mare), e rappresenta un’ottima soluzione tecnologica su cui investire. Questo sistema innovativo, fatto da una serie di boe galleggianti che creano così una barriera “intelligente” è eco-compatibile e non risulta essere un pericolo per flora e fauna. Inoltre questo modello, pensato anche per fiumi di grande portata,  permette la navigabilità ad ogni tipo di imbarcazione.

Tenere puliti i nostri corsi d’acqua è un dovere di ogni cittadino, ma quando questo non basta è necessario sfruttare nuovi ed efficaci strumenti: River Cleaning.

________________________________________________________________________________________________

Fonti:

Un mare di rifiuti a mille metri di profondità al centro dello Stretto di Messina

A deep-sea trench is a plastic dump — and a biodiversity hotspot, Nature

Large Plastic Debris Dumps: New Biodiversity Hot Spots Emerging on the Deep-Sea Floor, Xikun Song, Mingxin Lyu, Xiaodi Zhang, Bernhard Ruthensteiner, In-Young Ahn, Guido Pastorino, Yunan Wang, Yifan Gu, Kaiwen Ta, Jie Sun, Xi Liu, Jian Han, Caihuan Ke, and Xiaotong Peng | Environmental Science & Technology Letters Article ASAP | DOI: 10.1021/acs.estlett.0c00967

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Join our Mailing list!

Subscribe to our newsletter and stay up to date on River Cleaning technologies!